
Insegnare italiano in Francia, ecco la storia di Martina che ha intrapreso questa interessante esperienza in una delle città francesi più belle: Lione!
Non è una la prima volta che parlo di esperienze all’estero vissute di ragazzi e ragazze italiane in giro per il mondo!
Per esempio Lucia, che ha insegnato italiano in Messico, o ancora Matteo con il suo Erasmus + a Lipsia oppure Alessandra e la sua esperienza a Metz…
Insomma tante bellissime storie che sono felice e orgoglioso di raccontare.
Ed oggi è il turno di Martina che da Roma è andata ad insegnare italiano in Francia e si è perdutamente innamorata di Lione!
E come darle torto!
Ho visitato qualche mese fa questa città incredibile e ho trovato un sacco di luoghi dove mangiare spendendo pochissimo ma anche musei, mercati rionali e street art davvero interessante.
Neanche il tempo di chiederle cosa l’avesse spinta ad insegnare italiano in Francia e avevo già capito il profondo affetto che la lega a questa città:
In tre anni, neppure quando ero lì, ho mai pensato di scrivere del mio soggiorno lionese.
Non so perché ma a volte non si riescono a trovare le parole per raccontare i propri punti di svolta e di ripartenza, ciò che rende possibile il formarsi di una nuova consapevolezza, non solo di quella che sei stata ma di quella che inizierai ad essere.
Cominci a capirlo quando esci dai tuoi schemi ed entri in scarpe che non sono le tue. Ecco, Lione è stata il mio nuovo paio di scarpe.
Delle scarpe mi hanno permesso di iniziare la mia corsa verso cosa, ancora non lo so.
Ma è certo che da quel momento ho capito che niente sarebbe stato più lo stesso.

Ma ora veniamo al dunque e scopriamo tramite le parole di Martina la magia di Lione e di come è arrivata ad insegnare italiano in Francia…
Insegnare italiano in Francia: la storia di Martina
Quando hai deciso di andare ad insegnare italiano in Francia e perché ?
Nel 2014 partecipai ad un concorso europeo con il patrocinio del Comune di Roma, Il Progetto Leonardo GIFT, che nella primavera del 2015 mi ha permesso di partire per insegnare italiano in Francia.
Il Progetto consisteva in un periodo di tre mesi all’estero, nel paese europeo che scelto, e una volta vinto il concorso, secondo il proprio profilo, si veniva collocati in un’azienda o ente pubblico per uno stage retribuito.
Era un periodo molto energico per me in realtà, e mi sentivo parecchio bene.
Lavoravo part-time come check-in agent per Alitalia e, come volontaria, insegnavo italiano agli immigrati, ad Ostia, nella periferia romana.
Uscivo parecchio e mi sentivo bene, ma c’era qualcosa che mi tirava per la coda.
Così, un giorno una mia amica mi inviò bando del concorso.
Sarebbero stati tre mesi.
Lei scelse la Finlandia, io la Francia.
Il bando lo vincemmo tutte e due e partimmo.
Come hai organizzato il tutto? A chi ti sei rivolta per trovare casa?
Per quanto riguarda l’organizzazione, l’unica cosa che ho dovuto fare è stata trovare un alloggio visto che il patrocinio mi aveva già collocata in uno stage come professoressa d’Italiano in un liceo professionale di Lione.
Devo dire che trovare casa è stato piuttosto facile ed è avvenuto tramite Facebook.
Il periodo era breve e all’inizio dell’anno, perciò fu facile trovare una stanza in coabitazione in un quartiere abbastanza centrale della città.
Una volta arrivata a Lione ed iniziata la tua esperienza è stato difficile integrarti con la realtà scolastica francese?
Più che con la realtà scolastica francese mi sono dovuta abituare ad un nuovo target di studenti.
Abituata ad insegnare agli adulti che apprendono la lingua per necessità e sopravvivenza, mi sono dovuta adattare alle dinamiche adolescenziali di studenti a quali dovevi trasmettere prima di tutto l’interesse ad apprendere.
Il che è un altro paio di maniche!
Aggiungi il fatto che molti di loro erano francesi di seconda, terza generazione che parlavano, ovviamente, un francese con cadenza marocchina piuttosto che algerina o tunisina.
Perciò ho dovuto abituare il mio orecchio ad un francese diverso da quello a cui sono stata sempre abituata.
E poi ho imparato a preparare, io stessa, il materiale per le lezioni di tutti i giorni, perché al liceo non utilizzavano libri di testo!
Un buon allenamento per un insegnante!

Cosa consiglieresti ad un ragazzo o ragazza che vuole insegnare italiano in Francia?
Oggettivamente io avevo già dei requisiti minimi, ossia il livello della lingua del paese ospitante almeno di livello B2 certificato e, sempre con certificazione, un livello B2 anche della lingua inglese, e infine una laurea triennale.
Io avevo anche quella specialistica in giornalismo, che mi ha permesso di totalizzare più punti ai fini della graduatoria e per ultimo l’abilitazione DITALS dell’Università per Stranieri di Siena, presa proprio nel 2014, che mi certifica come insegnante di Italiano a Stranieri e che ha permesso che il mio stage si realizzasse in tale maniera.
Qual è il tuo ricordo più caro del vivere a Lione?
E’ difficile perché ne ho veramente tanti, ognuno è legato ad un momento con una persona differente.
Ho conosciuto tante persone, italiane e non, che rimarranno nel mio cuore sempre.
Persone straordinarie. Però il ricordo che ho più caro di Lione è il suo cielo, specie al crepuscolo.
Specie di sera. Il cielo è pulito e c’erano sempre le stelle.
Mi ricordo che guardavo le stelle nel giardino di casa mentre fumavo una sigaretta dopo cena.
Non sentivo una macchina e guardavo queste stelle che incorniciavano il cortile del mio palazzo.
Sembrerà una cavolata, ma quello è il ricordo più caro che ho, perché riuscivo a starmene per conto mio senza provare angoscia o malinconia.
Parliamo ora della città: puoi descrivermi Lione con 3 aggettivi?
Lione è semplice, colorata e funzionale.

Puoi darci qualche consiglio pratico su Lione? Per esempio quando partire e cosa assolutamente visitare?
Consiglio sempre di partire per la primavera, nell’ultima settimana di Maggio c’è il festival delle “Nuits Sonores“, le notti sonore, in cui molti luoghi della città diventano dei veri palchi a cielo aperto in cui vari musicisti di musica elettronica europea si susseguono nella programmazione che dura all’incirca una settimana.
Si possono trovare, durante il giorno, anche stand interessanti, soprattutto per gli amanti della birra e per gli amanti di articoli vintage e dell’usato.
Questa manifestazione è uno dei festival europei meglio concepiti ed organizzati.
E’ molto interessante anche il secondo weekend di dicembre circa, i giorni che di solito combaciano col 13 dicembre, quella che è conosciuta come festa delle luci, ovvero “La FETE des Lumières”, in cui nell’arco di tre giorni, artisti provenienti da orizzonti di ogni tipo colorano gli edifici creando un’atmosfera fiabesca nelle strade e nelle piazze del centro e della vecchia città con installazioni luminose.

Lione è una piccola città se si viene da roma.
Una grande città se si viene da una piccola realtà.
Ma risulta molto comoda perché è servitissima da sei linee di metro, una funicolare e cinque tram.
Io in tre mesi ho preso l’autobus solo una volta causa sciopero della metro.
Quindi è una città perfetta per un weekend.
Dista quattro ore di treno da Milano, tre ore di pullman da Torino e un’ora d’aereo da Roma, per fare degli esempi.
Dunque è facile da raggiungere e visitabile nell’insieme in due/tre giorni.
La consiglio decisamente per un weekend fuori porta in Francia e per gli amanti della buona cucina, visto che Lione è la capitale della gastronomia francese.

Il primo luogo da visitare è la città vecchia, Vieux Lyon, Il più bel quartiere rinascimentale meglio conservato d’Europa, dichiarato Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco ed esempio di transizione dal romanico al gotico, caratterizzato dai traboules , cioè dei passaggi coperti più o meno segreti che univano tra di loro diversi edifici.
Secondo luogo è la collina di Fouvrière che sovrasta Lione con il suo belvedere della Basilica del Sacro Cuore.
Poco lontano da lì merita una visita l’anfiteatro Gallo-Romano e il giardino delle curiosità, le jardin des curiosités, regalo da parte della città di Montreal, gemellata con Lione.
Infine consiglio Il Parc de la Tete d’Or , uno dei parchi urbani più grandi di Francia ed è noto per il suo grande lago e per il magnifico roseto internazionale, che gli appassionati vengono ad ammirare in primavera; è certamente uno dei miei luoghi preferiti e avendo la fortuna di averlo dietro casa, ci passavo quotidianamente se avevo voglia di farmi due passi per raggiungere il centro.
Come si vive a Lione? La consiglieresti come città dove magari trasferirsi?
Lione è un buon compromesso se si cerca una vita migliore all’estero.
E’ una città dove ci sono discrete opportunità lavorative.
E’ vicina all’Italia e la vicinanza culturale si sente. I lionesi sono affabili e aperti e la città offre molti punti di svago e interesse nel tempo libero, c’è sempre qualcosa da fare e da vedere e poco impegnativo da raggiungere.
A livello climatico è un poco come il nord Italia, se non migliore, visto il clima secco sia d’inverno che in estate.
E’ una zona parecchio soleggiata. Un altro punto forte, come dicevo prima, è la funzionalità dei trasporti e la vivibilità della città.
La qualità di vita è decisamente alta sia per una famiglia che per dei single.
La consiglio assolutamente come meta di trasferimento.
Sono solito chiudere queste interviste con un libro, un film o una canzone associate al posto trattato, tu cosa ci consigli per Lione?
Te ne consiglio 2: “Si jamais j’oublie” di ZAZ ma anche “à contre sens” di Maitre Gim’s e Shaniz, mi colpirono le parole di entrambe.
La prima la ascoltai da un’artista di strada alla Croix Rousse, altro quartiere lionese dove è facile imbattersi in artisti di strada e pittori. Semmai dimenticassi, recita il testo, rinchiudimi e getta la chiave se dovesse prendermi la voglia di partire.
La seconda, invece, l’ho ascoltata mentre passava alla radio in un negozio della Presqu’ile, la zona dello shopping. Mi piacque il ritmo e spesso la riascolto per ritornare con la mente a quei giorni.